La progettazione di un sistema di allarme, perimetrale e non, deve tener conto anche di eventuali animali domestici che potrebbero interferire con il corretto funzionamento: cosa va valutato in fase iniziale?
L’installazione di un sistema di allarme, quando il cliente finale ha cani o gatti, può riservare più di un’insidia. Infatti, soprattutto nella realizzazione di protezioni perimetrali, potrebbe non essere semplice coniugare un adeguato livello di sicurezza alla necessità di non generare allarmi impropri.
Raccolta informazioni per il corretto preventivo
Quando si progetta un impianto d’allarme, fra le prime cose da scoprire in sede di preventivo o di sopralluogo, vi è sicuramente la presenza di animali domestici. Questo vale sia per un impianto in appartamento, sia a maggior ragione in una situazione dove si deve anche realizzare una protezione esterna.
Potrebbe succedere di ricevere una richiesta di preventivo da parte di un cliente che, magari dopo aver letto qualcosa frettolosamente sul web, si aspetta che l’unica discriminante sia il peso del proprio animale, poiché quasi tutte le schede tecniche dei sensori in commercio parlano di immunità agli animali fino a una certa quantità di chili. Nel caso in cui fossero presenti animali domestici di taglia medio-alta, bisogna essere chiari e trasparenti con il cliente, comunicando che in realtà non è MAI realmente solo una questione di peso ma piuttosto di altezza, perché il sensore tradizionale - per l’appunto - discrimina questi animali “tagliando” la zona più bassa di rilevazione tramite filtri sulle lenti.
Non bisogna girarci intorno ma essere chiari nel far sapere al potenziale cliente che, in presenza di animali, la rilevazione tradizionale potrebbe dare problemi. A volte, ma non è la regola, nelle schede tecniche di alcuni sensori “pet immune” non viene chiaramente esplicata questa distinzione. Anche i piccoli animali, soprattutto se gatti, possono fare generare all’impianto falsi allarmi, magari saltando davanti ai sensori oppure spostando oggetti.
Bisogna quindi diffidare di chi garantisce che, in presenza di animali, il proprio sistema di sicurezza non darà mai falsi allarmi, perché probabilmente costui andrà a tarare i sensori in modo cosiddetto “duro” a tal punto da renderli meno sicuri anche per la rilevazione degli allarmi veri.
Alcuni consigli
1. Suggerire al cliente di NON limitare la mobilità dell’animale, per quanto possibile nei momenti in cui l’allarme è inserito ma di utilizzare dei rivelatori adatti alla sua particolare esigenza. Oppure si potrebbe, per esempio, installare volumetrici PET da interno nelle stanze entro cui l’animale domestico rimane.
2. Possibilità di abbinare ai sensori da esterno delle telecamere o comunque una forma di videoverifica. In questo modo il cliente potrà determinare con il proprio smartphone se l’allarme sia stato causato dal proprio animale domestico piuttosto che da una reale intrusione.
3. Nell’ambito delle protezioni perimetrali la proposta più sicura è l’analisi video: algoritmi sempre più affidabili e potenti distinguono bene la figura di una persona da quella di un animale, permettendo la generazione di allarmi sempre più precisi. Attenzione però: agli occhi di un algoritmo non c’è tutta questa differenza fra una persona che gattona e un grosso cane... l’analisi video quindi è utile, ma non deve essere certo la sola linea di difesa.
In conclusione
È possibile realizzare un sistema di sicurezza sicuro e stabile anche in presenza di animali domestici? Un sistema d’allarme dovrebbe proteggere anche gli animali domestici, non solo i beni materiali; essere in grado, quindi, di proporre una soluzione sicura e affidabile che tuteli anche la loro salute è sicuramente un plus che il cliente finale apprezzerà. Telecamere sempre più performanti e centrali d’allarme con programmazioni sempre più raffinate permettono di realizzare un ottimo sistema d’allarme, capace di coniugare un’alta immunità ai falsi allarmi a un elevato livello di sicurezza.